lunedì 20 aprile 2015

Siamo sconvolti ma il rifiuto, la paura e l'ipocrisia non ci prenderanno

Condividiamo il comunicato della Accademia Apuana della Pace dopo l'ennesima strage di migranti nel Canale di Sicilia:




18.04.2015: nuova ecatombe. Riusciremo a porre fine alla nostra ipocrisia!!!
AAdP, Domenica 19 Aprile 2015 17:03
Dinanzi alla nuova ecatombe di immigrati che si è consumata stanotte, non siamo sconvolti solo dal numero dei morti!
Siamo sconvolti dalla ipocrisia della nostra politica, incapace di voler comprendere la dimensione di questo esodo e la disperazione che spinge milioni di persone a fuggire dai propri paese, mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri cari.
Siamo sconvolti dalle parole recenti di profondo razzismo pronunciate da esponenti della Lega e della destra che, per una manciata di voti, sono disposti a sacrificare queste vittime, alimentando una cultura di paura e di rifiuto dell'altro.
Siamo sconvolti anche dalla nostra incapacità di costruire vere politiche e pratiche di accoglienza, trattando i rifugiati come persone. Tuttora, quanto sta avvenendo è proposto in termini di emergenza, come se si trattasse di un evento eccezionale... ma non sono eccezionali le condizioni di sofferenza e di violenza che vivono i profughi nei loro paesi... e non è eccezionale il loro fuggire.
Non è una emergenza (qualcuno la vorrebbe addirittura affrontare come un evento di protezione civile)... è una realtà che va affrontata con politiche e scelte stabili... con strutture e forme di accoglienza che rispettino la dignità di quelle donne e quegli uomini che fuggono dai loro paesi.
Siamo sconvolti da questa Europa, incapace di politiche economiche e sociali di solidarietà, e incapace di farsi carico come comunità di un nuovo e vero modello di accoglienza.
Siamo convinti che i migranti ci pongono l'occasione per costruire modelli di accoglienza nuovi e cultura di solidarietà vera e reale... non dichiarata con slogan, ma praticata.
E' l'occasione per costruire culture e politiche non seguendo la corrente del rifiuto e della paura.
Ma tutto questo è possibile se si fa una cambio di indirizzo reale e significativo nelle politiche europee, nazionali, ma anche locali.
Quale cultura dell'accoglienza è presente, ad esempio, nelle nostre amministrazioni locali? Quale cultura di accoglienza viene veicolata dai rappresentanti dello stato a livello provinciale?
Siamo chiamati a fare sinergia e, al tempo stesso, a pratiche di accoglienza capaci di creare culture nuove e inclusive.
Perché solo all'interno di politiche inclusive si può costruire un modello di società nella quale solidarietà, giustizia, equità e sicurezza possano convivere.

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