venerdì 28 giugno 2013

La "terrazza dei diritti" proposta Arci Babel per Pontremoli


Questa la lettera/proposta di Arci Babel a Pontremoli. E' lunga e mettetevi comodi, ne vale la pena. Bottega Arcobaleno aderisce alla proposta, e voi? 
Pontremoli, 15 giugno 2013                                                                     
Al sindaco, ai singoli Consiglieri.
  Gentile Consigliere,
con la presente vorremmo presentarle un'iniziativa a cui abbiamo lavorato, che si innesta nel solco tracciato da un ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio, fiduciosi nella Sua disponibilità a proporla in votazione nel prossimo dibattito consiliare.
 Le confessiamo che la nostra reazione all'ordine del giorno che mostrava solidarietà ai due marò e disponeva l'affissione di uno striscione con la dicitura "Riportiamo a casa i nostri marò. Rispettiamo il diritto internazionale." è stata duplice e contrastata. Da un lato ci siamo rammaricati per il fatto che dalla terrazza comunale sarebbero apparse parole quantomeno stonate, le quali lasciavano intendere che il "diritto internazionale" fosse chiaro nello stabilire che i soldati dovessero essere processati in Italia. In realtà la situazione era e rimane più complessa, e lo ha ribadito con chiarezza la Corte Suprema di Nuova Delhi il 18 Gennaio, quando, sulla base di prove accettate da accusa e difesa italiana, ha emesso una sentenza dove ha riepilogato il complesso quadro normativo. Queste nostre perplessità, come forse saprà, sono state riportate anche dalla stampa locale.
Però, da un altro punto di vista, abbiamo accolto l'iniziativa con sincera felicità ed entusiasmo, orgogliosi per come il nostro comune, all'unanimità, non abbia esitato un istante a riaffermare con forza il diritto internazionale, di fronte a questioni distanti da quelle legate strettamente al territorio locale, nelle quali questo diritto sarebbe stato negato.

Vorremmo dunque offrire il nostro contributo per rilanciare Pontremoli come città garante dei diritti internazionali negati, proponendo di affrontare un altro tema, di cui ci occupiamo sin dalla fondazione del nostro circolo.
Il tema è quello del dramma dei respingimenti e delle pratiche irregolari di rimpatrio. La questione raggiunse le prime pagine dei giornali nel Febbraio 2012, quando la Corte europea per i diritti dell'uomo condannò l'Italia per i respingimenti in alto mare del 6 maggio 2009 di 11 somali e 13 eritrei, effettuati in virtù degli accordi Italia-Libia ratificati nello stesso 2009 dall'87% del parlamento. I respinti totali, quel giorno, furono circa 200, che si sommarono ad un totale stimato di 2000 respinti durante gli anni precedenti alla guerra civile in Libia.

La Corte ha giudicato che l'Italia stava esercitando la sua giurisdizione quando trasferì su una nave le persone intercettate respingendole verso la Libia. All'unanimità, ha stabilito che l'Italia violò l'articolo 3 della Convenzione europea sui Diritti dell'Uomo (sulla proibizione di tortura e di trattamenti disumani e degradanti) poiché i ricorrenti furono esposti al rischio di essere sottoposti a maltrattamenti in Libia e di essere rimpatriati in Somalia ed Eritrea, l'articolo 4 del Quarto Protocollo (sul divieto di espulsioni collettive) e l'articolo 13 (sul diritto a un rimedio efficace).
 Mentre il diritto internazionale, sulla vicenda dei due marò, si presta quantomeno a molteplici interpretazioni, in questo caso l'illegittimità è dunque accertata. 

Inoltre Arci Babel, ci tiene a ribadirlo, per i valori coi quali porta avanti il proprio cammino, non auspica per nessuno la pena detentiva, nella convinzione forte che la rieducazione e il rispetto dell'essere umano siano troppo più importanti della mera detenzione in una cella. Per questo ci siamo sinceramente rallegrati del fatto che il sottosegretario Staffan De Mistura si sia adoperato in prima persona per evitare il carcere ai due soldati fotografati sullo striscione. Le migliaia di respinti verso la Libia, però, non vennero trattenute in alberghi lussuosi al loro rientro al paese di partenza, bensì, molto spesso, in carceri simili a lager, dove sono stati testimoniati stupri e torture disumane, rischiando ed affrontando spesso quella "pena di morte" che invece è, fortunatamente, negata ai due marò, visto che la Corte Speciale che sta per essere istituita a Nuova Delhi potrà irrogare, per il reato loro contestato, una pena massima di 7 anni (la quale, in virtù di accordi bilaterali India-Italia stipulati a dicembre, verrebbe peraltro scontata in Italia).

Dieci respinti in maniera illegale durante quel 6 Maggio tentarono un secondo viaggio, alcuni mesi dopo. Solo due, dopo 14 giorni di viaggio in condizioni disumane, riuscirono a raggiungere per la seconda volta il suolo italiano. Gli altri otto persero la vita, insieme ad altri 57 migranti, nel mar Mediterraneo.
 Ma la nostra attenzione non vuole posarsi su una vicenda ormai conclusa. Il fatto molto sconcertante e forse poco raccontato dai media è che queste pratiche irregolari sono tutt'oggi all'ordine del giorno. Citiamo qua solo alcuni casi, tra i più eclatanti e inequivocabili nel loro profilo di illegittimità.

26 marzo 2013: 86 egiziani sbarcano nella baia Arcile di Brucoli (SR). Dopo essere stati rintracciati dalle forze di polizia, sono stati condotti in un centro di detenzione informale per le prime operazioni di identificazione. La notizia dello sbarco di Brucoli è stata diffusa solo il giorno successivo, dopo che nella notte, a quanto risulta, 35 migranti erano stati già rimpatriati in Egitto, grazie agli accordi di riammissione stipulati nel 2007 e perfezionati da Maroni ai tempi di Mubarak, accordi che consentono alle forze di polizia, grazie alla collaborazione degli agenti consolari egiziani, riconoscimenti sommari, e respingimenti collettivi, entrambi severamente proibiti dal quadro legale internazionale. Non risulta che i migranti rimpatriati in Egitto abbiano potuto incontrare i rappresentanti della missione PRAESIDIUM, che vede da anni l’OIM, l’ACNUR, la Croce Rossa e Save The Children in un rapporto di convenzione con il ministero dell’interno per fornire informazioni ai migranti subito dopo l’ingresso nel territorio nazionale, anche al fine di individuare soggetti vulnerabili e prestare assistenza ai potenziali richiedenti asilo.

30 aprile 2013: 78 migranti, una quarantina dei quali minorenni, sono stati soccorsi nella notte da due unità navali della Guardia costiera. Secondo quanto riferito dal luogotenente Bosco, capo della sala operativa della capitaneria di Siracusa, tutti i migranti, sia i minori che i maggiorenni in buone condizioni di salute, sono stati condotti presso l’istituto Umberto primo di Siracusa, definito “un centro di accoglienza”. Delle quasi 80 persone soccorse "alcune sono state ricoverate presso l’ospedale civile di Siracusa, mentre altre attenzionate in quanto disidratate e spossate", come riferito dal luogotenente. Dopo qualche giorno, di notte, molti degli immigrati presenti in questo "centro di accoglienza" sono stati portati all’aeroporto di Catania. Ad ogni persona sarebbe corrisposto un poliziotto in borghese che li avrebbe accompagnati in manette sull’aereo per Roma. All’arrivo a Roma alcuni di loro sarebbero stati presi in consegna dalla polizia e trasferiti su un altro aereo poi decollato per la Siria. Senza che a nessuno fosse consentito chiedere asilo o avvalersi della difesa di un avvocato, rispediti indietro come pacchi, esattamente come l’Italia aveva respinto verso la Libia nel 2009 i migranti che poi avevano fatto ricorso alla Corte Europea di Strasburgo.

Quel giorno, lAltoCommissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, lOrganizzazioneInternazionale per le Migrazioni e Save the Children dichiaravano: “come già accaduto più volte, anche oggi alle organizzazioni è stato negato l’accesso ai 78 migranti egiziani sbarcati a Siracusa, tra cui 25 minori non accompagnati." Le organizzazioni, così come stabilito anche dalla convenzione con il Ministerodell’Interno, avevano richiesto di poter incontrare i migranti a conclusione delle ordinarie operazioni da parte delle forze dell’ordine e prima che fossero adottati provvedimenti sul loro status giuridico ed eventuali misure di allontanamento dal territorio italiano. Secondo lo stesso comunicato “dall’inizio dell’anno sono stati centinaia i migranti egiziani e tunisini rimpatriati senza avere avuto la possibilità di entrare in contatto con le Organizzazioni umanitarie, che svolgono un’importante attività di tutela nei confronti di persone bisognose di protezione tra cui rifugiati, vittime di tratta e minori non accompagnati."

Queste prassi infrangono le prescrizioni vincolanti in materia di respingimento e trattenimento amministrativo, dettate dal Regolamento Frontiere Schengen, (n. 562 del 2006) che impone formalità e garanzie precise per tutti i casi di respingimento; dalla Direttiva sui rimpatri 2008/115/Ce, secondo cui il trattenimento amministrativo si può verificare solo all’interno dei Cie con precise garanzie procedurali; dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che all’Art. 19 vieta espressamente le espulsioni ed i respingimenti collettivi. Per non parlare della Costituzione italiana continuamente tradita nella violazione degli Articoli 13 e 24 che stabiliscono l’obbligo della convalida giurisdizionale del trattenimento amministrativo ed il diritto ad un ricorso effettivo per tutti, dunque anche per gli immigrati irregolari, come ribadito dall’Art. 13 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo, già citata in precedenza.

Inoltre, vorremmo ricordare come, solo pochi giorni fa, la Santa Sede si sia espressa con parole estremamente dure nei confronti di queste prassi illegittime ed ignobili, mediante il documento del Pontificio consiglio per i migranti presentato dal cardinale Vegliò, intitolato “Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate". La Santa Sede ribadisce che i rifugiati “non possono perdere i loro diritti, neanche quando siano stati privati della cittadinanza del proprio Paese”. Per questo, anche se gli Stati hanno il diritto di “adottare misure contro l'immigrazione irregolare”, lo devono fare “con il dovuto rispetto per i diritti umani di tutti”, come disposto dalle norme internazionali vigenti.

In definitiva, la terrazza del palazzo comunale è molto spaziosa. Non vediamo perché non farla diventare una vera e propria "Terrazza dei Diritti". Sarebbe un bel modo con cui Pontremoli si presenterebbe nel territorio: cittadina patrona della cultura, del libro e dei diritti negati, dando finalmente un senso a quel cartello alle porte del paese che recita: "Pontremoli, città dell'accoglienza".

Per questo motivo vorremmo chiederle di proporre un ordine del giorno dove il comune esprima solidarietà alle vittime di respingimenti e pratiche irregolari di riconoscimento, che siano approdate sulla nostra terra in fuga da guerra o persecuzione, mettendo a repentaglio la loro vita; chieda con forza che venga rispettato il diritto internazionale;  si impegni ad esporre uno striscione dove vengono mostrati alcuni rifugiati e la dicitura: "Accogliamo chi fugge da guerra e persecuzione. Rispettiamo il diritto internazionale.", finanziato con una raccolta fondi privata.

Nella certezza di trovare in Lei un ambasciatore di questa proposta, in modo tale da poter convocare
il prossimo consiglio con questo ordine del giorno in votazione, porgiamo cordiali saluti e rimaniamo in attesa di una Sua gentile risposta.  Il presidente Maurizio Rossi.

Arci Babel on Facebook

ps: aggiornamento 29 luglio 2013, l'odg in consiglio comunale sulla è stato RESPINTO con 2 favorevoli (Bissoli, Cozzalupi) 7 contrari 3 astenuti




4 commenti:

  1. Perché meravigliarsi di come ci meravigliamo dell'incoerenza dei politici?

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  2. La coerenza politica è un buon proposito raramente realizzato.
    Oggi il consiglio comunale di Pontremoli a maggioranza non ce l'ha fatta.
    Meravigliarsi è esercizio inutile,indignarsi sarebbe più appropriato.
    Buonanotte Pontremoli.

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  3. Sono una cittadina pontremolese e da sempre cerco di partecipare alla realtà della mia città, non posso stare a guardare da lontano e ammetto che mi sorprende sempre di più il comportamento di questa Amministrazione Comunale. La lista dei motivi potrebbe essere lunga, ma credo basti ricordare il comportamento della Giunta in occasione del negozio di kebab. Ci risiamo ancora una volta con un atteggiamento quanto meno inequivocabile: ci si appella al diritto internazionale per difendere interessi particolari, si rimane invece sordi agli stessi principi quando a dover essere difeso è il povero, il debole, chi può essere per noi causa di problematiche ; si rimane sordi quando si è costretti a mettere in discussione il nostro stile di vita.
    Nonostante tutto quello che è accaduto nel 1900, il razzismo alberga ancora in troppe persone. E non veniamo a parlare di clandestini quando le merci e il denaro circolano liberi portando ricchezza dove già c’è!
    Ringrazio l’Associazione Arci Babel, i consiglieri Bissoli e Cozzalupi per la scelta che hanno fatto; per quanto riguarda gli altri innanzitutto posso dire di essere contenta di non averli delegati come miei rappresentanti e poi mi auguro che ripensino alla loro scelta e ne avvertano il peso ogni volta che ascolteranno la notizia della morte in mare di una persona, un uomo come loro.
    La difesa dei diritti dell’uomo non può essere una questione né di parte né di colore di alcun tipo.
    Elena Bucchioni

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  4. Beh,che dire? Da pontremolese che un po' per necessita' e molto per scelta vede le cose del suo paese da lontano, la vicenda della Terrazza dei Diritti e' l'ennesima dimostrazione che Pontremoli e' un concentrato di quel perbenismo benpensante dietro al quale si cela il peggio delle persone. Non che il resto d'Italia sia migliore, ma almeno altrove trovo piu' capacita' di indignarsi e di non farsi prendere in giro da prezzemolini di destra, di centro e di sinistra (categorie peraltro intercambiabili, per queste persone) privi di una pur minima visione della politica che non sia l'affermazione personale, in barba agli stessi principi che proclamano.
    Quando vedo queste cose sorrido alla mia scelta di impegnarmi il meno possibile in una realta' del genere. Poi pero' ci ricasco: e anch'io dopodomani mi mescolero' al rito perbenista della processione. Perche' le radici cristiane di Pontremoli, la citta' dell'accoglienza e... Bla bla bla: l'importante e' la giacchetta blu e la faccia da bravi cristiani, possibilmente nella fila delle autorita'.

    Davide Tondani

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