Questa la lettera/proposta di Arci Babel a Pontremoli. E' lunga e mettetevi comodi, ne vale la pena. Bottega Arcobaleno aderisce alla proposta, e voi?
Pontremoli, 15 giugno 2013
Al sindaco, ai singoli Consiglieri.
Gentile Consigliere,
con la presente vorremmo
presentarle un'iniziativa a cui abbiamo lavorato, che si innesta nel solco
tracciato da un ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio,
fiduciosi nella Sua disponibilità a proporla in votazione nel prossimo
dibattito consiliare.
Le confessiamo che la nostra
reazione all'ordine del giorno che mostrava solidarietà ai due marò e disponeva
l'affissione di uno striscione con la dicitura "Riportiamo a casa i nostri
marò. Rispettiamo il diritto internazionale." è stata duplice e
contrastata. Da un lato ci siamo rammaricati per il fatto che dalla terrazza
comunale sarebbero apparse parole quantomeno stonate, le quali lasciavano
intendere che il "diritto internazionale" fosse chiaro nello
stabilire che i soldati dovessero essere processati in Italia. In realtà la
situazione era e rimane più complessa, e lo ha ribadito con chiarezza la Corte Suprema di
Nuova Delhi il 18 Gennaio, quando, sulla base di prove accettate da accusa e
difesa italiana, ha emesso una sentenza dove ha riepilogato il complesso quadro
normativo. Queste nostre perplessità, come forse saprà, sono state riportate
anche dalla stampa locale.
Però, da un altro punto di
vista, abbiamo accolto l'iniziativa con sincera felicità ed entusiasmo,
orgogliosi per come il nostro comune, all'unanimità, non abbia esitato un
istante a riaffermare con forza il diritto internazionale, di fronte a
questioni distanti da quelle legate strettamente al territorio locale, nelle
quali questo diritto sarebbe stato negato.
Vorremmo dunque offrire il
nostro contributo per rilanciare Pontremoli come città garante dei diritti
internazionali negati, proponendo di affrontare un altro tema, di cui ci
occupiamo sin dalla fondazione del nostro circolo.
Il tema è quello del dramma
dei respingimenti e delle pratiche irregolari di rimpatrio. La questione
raggiunse le prime pagine dei giornali nel Febbraio 2012, quando la Corte europea per i diritti
dell'uomo condannò l'Italia per i respingimenti in alto mare del 6 maggio 2009
di 11 somali e 13 eritrei, effettuati in virtù degli accordi Italia-Libia
ratificati nello stesso 2009 dall'87% del parlamento. I respinti totali, quel
giorno, furono circa 200, che si sommarono ad un totale stimato di 2000
respinti durante gli anni precedenti alla guerra civile in Libia.
Mentre il diritto
internazionale, sulla vicenda dei due marò, si presta quantomeno a molteplici
interpretazioni, in questo caso l'illegittimità è dunque accertata.
Inoltre Arci Babel, ci tiene
a ribadirlo, per i valori coi quali porta avanti il proprio cammino, non
auspica per nessuno la pena detentiva, nella convinzione forte che la
rieducazione e il rispetto dell'essere umano siano troppo più importanti della
mera detenzione in una cella. Per questo ci siamo sinceramente rallegrati del
fatto che il sottosegretario Staffan De Mistura si sia adoperato in prima
persona per evitare il carcere ai due soldati fotografati sullo striscione. Le
migliaia di respinti verso la
Libia , però, non vennero trattenute in alberghi lussuosi al
loro rientro al paese di partenza, bensì, molto spesso, in carceri simili a
lager, dove sono stati testimoniati stupri e torture disumane, rischiando ed
affrontando spesso quella "pena di morte" che invece è,
fortunatamente, negata ai due marò, visto che la Corte Speciale che
sta per essere istituita a Nuova Delhi potrà irrogare, per il reato loro
contestato, una pena massima di 7 anni (la quale, in virtù di accordi
bilaterali India-Italia stipulati a dicembre, verrebbe peraltro scontata in
Italia).
Dieci respinti in maniera
illegale durante quel 6 Maggio tentarono un secondo viaggio, alcuni mesi dopo.
Solo due, dopo 14 giorni di viaggio in condizioni disumane, riuscirono a
raggiungere per la seconda volta il suolo italiano. Gli altri otto persero la
vita, insieme ad altri 57 migranti, nel mar Mediterraneo.
Ma la nostra attenzione non
vuole posarsi su una vicenda ormai conclusa. Il fatto molto sconcertante e
forse poco raccontato dai media è che queste pratiche irregolari sono tutt'oggi
all'ordine del giorno. Citiamo qua solo alcuni casi, tra i più eclatanti e
inequivocabili nel loro profilo di illegittimità.
26 marzo 2013: 86 egiziani
sbarcano nella baia Arcile di Brucoli (SR). Dopo essere stati rintracciati
dalle forze di polizia, sono stati condotti in un centro di detenzione
informale per le prime operazioni di identificazione. La notizia dello sbarco
di Brucoli è stata diffusa solo il giorno successivo, dopo che nella notte, a
quanto risulta, 35 migranti erano stati già rimpatriati in Egitto, grazie agli
accordi di riammissione stipulati nel 2007 e perfezionati da Maroni ai tempi di
Mubarak, accordi che consentono alle forze di polizia, grazie alla
collaborazione degli agenti consolari egiziani, riconoscimenti sommari, e
respingimenti collettivi, entrambi severamente proibiti dal quadro legale
internazionale. Non risulta che i migranti rimpatriati in Egitto abbiano potuto
incontrare i rappresentanti della missione PRAESIDIUM, che vede da anni l’OIM,
l’ACNUR, la Croce Rossa
e Save The Children in un rapporto di convenzione con il ministero dell’interno
per fornire informazioni ai migranti subito dopo l’ingresso nel territorio
nazionale, anche al fine di individuare soggetti vulnerabili e prestare
assistenza ai potenziali richiedenti asilo.
30 aprile 2013: 78 migranti,
una quarantina dei quali minorenni, sono stati soccorsi nella notte da due
unità navali della Guardia costiera. Secondo quanto riferito dal luogotenente
Bosco, capo della sala operativa della capitaneria di Siracusa, tutti i
migranti, sia i minori che i maggiorenni in buone condizioni di salute, sono
stati condotti presso l’istituto Umberto primo di Siracusa, definito “un centro
di accoglienza”. Delle quasi 80 persone soccorse "alcune sono state
ricoverate presso l’ospedale civile di Siracusa, mentre altre attenzionate in
quanto disidratate e spossate", come riferito dal luogotenente. Dopo
qualche giorno, di notte, molti degli immigrati presenti in questo "centro
di accoglienza" sono stati portati all’aeroporto di Catania. Ad ogni
persona sarebbe corrisposto un poliziotto in borghese che li avrebbe
accompagnati in manette sull’aereo per Roma. All’arrivo a Roma alcuni di loro
sarebbero stati presi in consegna dalla polizia e trasferiti su un altro aereo
poi decollato per la
Siria. Senza che a nessuno fosse consentito chiedere asilo o
avvalersi della difesa di un avvocato, rispediti indietro come pacchi,
esattamente come l’Italia aveva respinto verso la Libia nel 2009 i migranti
che poi avevano fatto ricorso alla Corte Europea di Strasburgo.
Quel giorno, l’AltoCommissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’OrganizzazioneInternazionale per le Migrazioni e Save the Children dichiaravano: “come già
accaduto più volte, anche oggi alle organizzazioni è stato negato l’accesso ai
78 migranti egiziani sbarcati a Siracusa, tra cui 25 minori non accompagnati."
Le organizzazioni, così come stabilito anche dalla convenzione con il Ministerodell’Interno, avevano richiesto di poter incontrare i migranti a conclusione
delle ordinarie operazioni da parte delle forze dell’ordine e prima che fossero
adottati provvedimenti sul loro status giuridico ed eventuali misure di
allontanamento dal territorio italiano. Secondo lo stesso comunicato
“dall’inizio dell’anno sono stati centinaia i migranti egiziani e tunisini
rimpatriati senza avere avuto la possibilità di entrare in contatto con le
Organizzazioni umanitarie, che svolgono un’importante attività di tutela nei
confronti di persone bisognose di protezione tra cui rifugiati, vittime di
tratta e minori non accompagnati."
Queste prassi infrangono le
prescrizioni vincolanti in materia di respingimento e trattenimento
amministrativo, dettate dal Regolamento Frontiere Schengen, (n. 562 del 2006)
che impone formalità e garanzie precise per tutti i casi di respingimento;
dalla Direttiva sui rimpatri 2008/115/Ce, secondo cui il trattenimento
amministrativo si può verificare solo all’interno dei Cie con precise garanzie
procedurali; dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che
all’Art. 19 vieta espressamente le espulsioni ed i respingimenti collettivi.
Per non parlare della Costituzione italiana continuamente tradita nella
violazione degli Articoli 13 e 24 che stabiliscono l’obbligo della convalida
giurisdizionale del trattenimento amministrativo ed il diritto ad un ricorso
effettivo per tutti, dunque anche per gli immigrati irregolari, come ribadito
dall’Art. 13 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo,
già citata in precedenza.
Inoltre, vorremmo ricordare
come, solo pochi giorni fa, la
Santa Sede si sia espressa con parole estremamente dure nei
confronti di queste prassi illegittime ed ignobili, mediante il documento del
Pontificio consiglio per i migranti presentato dal cardinale Vegliò, intitolato
“Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate". La Santa Sede ribadisce
che i rifugiati “non possono perdere i loro diritti, neanche quando siano stati
privati della cittadinanza del proprio Paese”. Per questo, anche se gli Stati
hanno il diritto di “adottare misure contro l'immigrazione irregolare”, lo
devono fare “con il dovuto rispetto per i diritti umani di tutti”, come
disposto dalle norme internazionali vigenti.
In definitiva, la terrazza
del palazzo comunale è molto spaziosa. Non vediamo perché non farla diventare
una vera e propria "Terrazza dei Diritti". Sarebbe un bel modo con
cui Pontremoli si presenterebbe nel territorio: cittadina patrona della
cultura, del libro e dei diritti negati, dando finalmente un senso a quel
cartello alle porte del paese che recita: "Pontremoli, città
dell'accoglienza".
Per questo motivo vorremmo
chiederle di proporre un ordine del giorno dove il comune esprima solidarietà
alle vittime di respingimenti e pratiche irregolari di riconoscimento, che
siano approdate sulla nostra terra in fuga da guerra o persecuzione, mettendo a
repentaglio la loro vita; chieda con forza che venga rispettato il diritto
internazionale; si impegni ad esporre
uno striscione dove vengono mostrati alcuni rifugiati e la dicitura:
"Accogliamo chi fugge da guerra e persecuzione. Rispettiamo il diritto
internazionale.", finanziato con una raccolta fondi privata.
Nella certezza di trovare in
Lei un ambasciatore di questa proposta, in modo tale da poter convocare
il prossimo consiglio con
questo ordine del giorno in votazione, porgiamo cordiali saluti e rimaniamo in
attesa di una Sua gentile risposta. Il presidente Maurizio Rossi.
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Perché meravigliarsi di come ci meravigliamo dell'incoerenza dei politici?
RispondiEliminaLa coerenza politica è un buon proposito raramente realizzato.
RispondiEliminaOggi il consiglio comunale di Pontremoli a maggioranza non ce l'ha fatta.
Meravigliarsi è esercizio inutile,indignarsi sarebbe più appropriato.
Buonanotte Pontremoli.
Sono una cittadina pontremolese e da sempre cerco di partecipare alla realtà della mia città, non posso stare a guardare da lontano e ammetto che mi sorprende sempre di più il comportamento di questa Amministrazione Comunale. La lista dei motivi potrebbe essere lunga, ma credo basti ricordare il comportamento della Giunta in occasione del negozio di kebab. Ci risiamo ancora una volta con un atteggiamento quanto meno inequivocabile: ci si appella al diritto internazionale per difendere interessi particolari, si rimane invece sordi agli stessi principi quando a dover essere difeso è il povero, il debole, chi può essere per noi causa di problematiche ; si rimane sordi quando si è costretti a mettere in discussione il nostro stile di vita.
RispondiEliminaNonostante tutto quello che è accaduto nel 1900, il razzismo alberga ancora in troppe persone. E non veniamo a parlare di clandestini quando le merci e il denaro circolano liberi portando ricchezza dove già c’è!
Ringrazio l’Associazione Arci Babel, i consiglieri Bissoli e Cozzalupi per la scelta che hanno fatto; per quanto riguarda gli altri innanzitutto posso dire di essere contenta di non averli delegati come miei rappresentanti e poi mi auguro che ripensino alla loro scelta e ne avvertano il peso ogni volta che ascolteranno la notizia della morte in mare di una persona, un uomo come loro.
La difesa dei diritti dell’uomo non può essere una questione né di parte né di colore di alcun tipo.
Elena Bucchioni
Beh,che dire? Da pontremolese che un po' per necessita' e molto per scelta vede le cose del suo paese da lontano, la vicenda della Terrazza dei Diritti e' l'ennesima dimostrazione che Pontremoli e' un concentrato di quel perbenismo benpensante dietro al quale si cela il peggio delle persone. Non che il resto d'Italia sia migliore, ma almeno altrove trovo piu' capacita' di indignarsi e di non farsi prendere in giro da prezzemolini di destra, di centro e di sinistra (categorie peraltro intercambiabili, per queste persone) privi di una pur minima visione della politica che non sia l'affermazione personale, in barba agli stessi principi che proclamano.
RispondiEliminaQuando vedo queste cose sorrido alla mia scelta di impegnarmi il meno possibile in una realta' del genere. Poi pero' ci ricasco: e anch'io dopodomani mi mescolero' al rito perbenista della processione. Perche' le radici cristiane di Pontremoli, la citta' dell'accoglienza e... Bla bla bla: l'importante e' la giacchetta blu e la faccia da bravi cristiani, possibilmente nella fila delle autorita'.
Davide Tondani