giovedì 8 marzo 2012

Domande in attesa di risposta

Nulla, a pensarci bene, può spingere un uomo a lasciarsi sopraffare dai pregiudizi, e nulla può spingere una città a non avere rispetto del proprio passato e stima del proprio futuro. Pertanto riteniamo questa vicenda del kebab proibito cosa degna di meditazione e di qualche domanda. Riportiamo quelle poste al Sindaco di Pontremoli dal neonato circolo arci,  e restiamo in attesa delle risposte, che pubblicheremo ugualmente.

Alla Gent.ma Dott.ssa Lucia Baracchini
Sindaco della Città di Pontremoli 
Gentile Sindaco, prima di tutto ci presentiamo, forse non ci conosce ancora. Siamo il Circolo Arci “Babel – La casa dei popoli”, nato qualche mese fa a Pontremoli dalla volontà di un gruppo di giovani e meno giovani uniti dal desiderio di “sporcarsi un po’ le mani” per promuovere e sperimentare nella nostra città nuove forme di partecipazione e impegno. Vorremmo riuscire a dare un contributo, seppur piccolo, per costruire insieme una Pontremoli che accoglie e non esclude, una città civile e incuriosita dalle diversità, viva culturalmente e innovativa, capace di valorizzare le proprie tradizioni senza chiudere la porta a quelle altrui. Proprio perché è questa la Pontremoli che vorremmo ci ha spiazzato (e deluso) la delibera che la Sua Giunta ha approvato lo scorso 27 febbraio, delibera in cui si vieta l’apertura di kebab e locali che propongono cucina “non locale” in nome della salvaguardia della “tipicità” del centro storico cittadino e delle tradizioni locali. Riteniamo che sia una delibera ingiusta e, probabilmente, illegittima. Sicuramente non condivisibile. Proviamo ad avanzarLe sotto forma di domande quelle che sono, per usare un eufemismo, le nostre perplessità:
 - È certa che la tutela delle tradizioni locali si garantisca con il proibizionismo delle diversità e non piuttosto con concreti incentivi alla valorizzazione delle tipicità?
 - Non è strano che una delibera simile “spunti” proprio pochi giorni prima dell’apertura del primo locale che propone kebab nel menù? Non pensa che i cittadini siano autorizzati a pensare che si tratti di un atto discriminatorio “contro” ristoranti etnici e non “pro” torta d’erbi e affini?
 - E cosa intende per “simili”? La mortadella di Bologna, la bufala campana, la birra tedesca, il whisky irlandese sono “simili”? Devono preoccuparsi i locali della piazza e attrezzarsi per avere solo prodotti a km zero?
 - In un centro storico in agonia, che si sta progressivamente spopolando e dove sono sempre di più le saracinesche chiuse, non crede che chi sceglie di investire in una nuova attività vada incentivato e non ostacolato? Via Cavour è meglio viva e piena di gente o deserta ma molto tipica?
 - Tra l’altro, il recente decreto sulle liberalizzazioni del Governo Monti (che recepisce la disciplina europea in materia) non sancisce, ulteriormente, la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio “senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura” fatti salvi tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente e dei beni culturali? O la pizza va bene ma se nel menù c’è anche un panino al kebab si mette a rischio la tutela dei nostri beni culturali?
 - Soprattutto, e questo è quello che ci sta più a cuore, non crede che ordinanze di questo tipo, favoriscano la crescita di una comunità chiusa, diffidente, impaurita dalle diversità e da quanto non rientra nel solco della tradizione? Non sarebbe meglio un processo partecipativo che lasci spazio all’incontro e allo scambio? Non sarebbe una via più giusta e vera per costruire quella “Pontremoli, città dell’accoglienza” decantata su tanti cartelli all’ingresso del Paese? Non si può pensare che kebab e torta d’erbi, cous cous e testaroli possano convivere e “contaminarsi” positivamente a vicenda?
 Le proponiamo di riflettere su questi interrogativi e di fare un passo indietro ritirando la delibera. Non la riteniamo corretta nel merito e nella forma. E non ci sembra corretto affrontare temi delicati e centrali per il futuro della città, quale il futuro del centro storico, senza un coinvolgimento trasparente e partecipato di associazioni, commercianti e cittadini. Le chiediamo di guardare lontano, alla Pontremoli di domani, e di tornare sui suoi passi. Per quanto ci riguarda siamo disponibili ad un incontro pubblico per confrontarci insieme, anche alla luce di questa vicenda, su come costruire una condivisa rivitalizzazione del centro storico e di tutta Pontremoli. La ringraziamo per l’attenzione e restiamo in attesa di un Suo riscontro. Circolo Arci "Babel - La casa dei popoli" Pontremoli

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