sabato 9 aprile 2011

Ridiamo voce alla giustizia

Riportiamo da Il Corriere Apuano 9/4/11, la lettera di due amiche della Bottega:
NO ALLA GUERRA, RIDIAMO VOCE ALLA GIUSTIZIA
Ci era stato detto che dovevamo essere amici dei dittatori, cui delegare, in casa loro, quella politica dei respingimenti che la nostra Costituzione non ci permetteva in casa nostra. Ora ci dicono invece che al dittatore libico non possiamo più permettere di perpetrare impunemente la carneficina del suo popolo e dei popoli migranti, peraltro con le armi da noi fornite. Ci dicono che ora è un nostro nemico. Ora!
Ci è stato detto che l’operazione “Odissea all’alba” e il successivo intervento Nato è la difesa dei deboli e dei diritti. Ci è stato detto che si va a far cessare il fuoco e a porre fine alle violenze del regime sui civili e che questo e solo questo è sancito dalla risoluzione dell'ONU sul cui mandato si è dato il via all'operazione. Ora sentiamo che file di uomini, donne e bambini se ne vanno da Bengasi per paura dei bombardamenti, non solo quelli di Gheddafi, ma anche delle forze autorizzate dall'ONU. Ora sentiamo affermare che l'obiettivo dell'impresa è quello di eliminare Gheddafi. Ora!
Noi sappiamo che da tempo si doveva intervenire in difesa dei diritti umani anche in Libia, con la forza della politica. Come possiamo credere che la guerra sia una soluzione? Noi diciamo che la guerra non è uno strumento per difendere i diritti umani, mentre al contrario moltiplica ed aggrava i problemi. Abbiamo già visto i risultati degli interventi militari e già ascoltato le menzogne raccontate sulle guerre umanitarie, sull'Iraq e l'Afghanistan. Dove la pace e la giustizia sono ancora lontane, mentre gli “effetti collaterali” sono incisi sui corpi o coperti dalla terra. Anche in Barhein, nello Yemen e in Palestina si uccidono persone che manifestano in modo pacifico, ma non si chiedono interventi per proteggere la popolazione civile.
Domandiamoci perché! Ancora una volta sono gli interessi economici e geopolitici a prevalere. Si sta costruendo un nuovo scenario utile ai "conquistatori vincitori". Ma non è credibile chi invia aerei e missili per difendere diritti umani calpestati e poi respinge dalle sue coste popolazioni civili in fuga dalla povertà, dalle dittature e dalle guerre. Sappiamo tutti che in questo mondo il Nord ricco vive sullo sfruttamento del Sud grazie alle amicizie con questo o quel dittatore e che quando questi diventa nemico ci si inventa la guerra preventiva, inevitabile, umanitaria...
Occorre ridare voce a un cambiamento radicale della politica che modifichi alla base le relazioni fra gli stati, ridando fiato alla democrazia, alla giustizia, al rispetto delle persone.
Occorre ridare voce alla diplomazia che risolva i conflitti promuovendo giustizia ed equità, mobilitando risorse a sostegno di chi si batte per la libertà e la giustizia e non a sostegno delle dittature.
Occorre che noi cittadini riprendiamo voce e responsabilità rifuggendo da letture semplificatrici e da soluzioni miopi e false. Non dobbiamo dire "quale alternativa esiste alla guerra?”. E' una menzogna (mediatica e non) che vuole intorpidire le nostre coscienze. La ragione, la storia ed il realismo ci insegnano che la guerra non è mai stata una soluzione.
Occorre togliere al più presto la parola alle armi. Occorre ridare voce alla nostra Costituzione che riconosce il diritto di asilo ed afferma il ripudio della guerra. Con questo spirito, aderendo all'invito del movimento per la pace, appendiamo le bandiere arcobaleno ai nostri balconi e sosteniamo l’accoglienza umanitaria dei profughi del Nord Africa.
Elena Bucchioni e Nadia El Aouali

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