giovedì 26 agosto 2010

Ci appartiene il cammino, non l'orizzonte

Non basta fare bello e giusto il nostro scompartimento,
 dobbiamo cambiare la destinazione del treno!
Ci attende una meta che sta oltre l'orizzonte dell'oggi, fuori campo visivo, e un percorso tortuoso, come navigassimo nella corrente di un grande fiume che spesso all'improvviso fa un'ansa e ripiega il suo corso facendoci credere che stiamo tornando indietro. Eppure sappiamo che il fiume raggiungerà il mare, inevitabilmente. Rassicurazioni non compiacenti e analisi critiche della nostra fatica di vivere si sono alternate nell'intervento di Francesco Gesualdi, ieri sera alla Bottega dei Buoni Frutti della cooperativa Il Pungiglione patrocinato dalla associazione Papa Giovanni XXIII.
Come mai un mondo tanto ricco produce tanta povertà? Basta guardare la nostra pattumiera! Basta chiedersi il perché di tanti rifiuti. Chiedersi perché ci hanno trasformati in budelli di collegamento tra il supermercato e la fogna. Chiedersi perché abbiamo trasformato il nostro tempo nel tempo dei lupi in cui ognuno difende il suo piccolo spazio vitale.
Siamo spettatori passivi, sollevati dalle nostre responsabilità ma castrati di ogni iniziativa. Lasciamo dunque la platea, entriamo nella compagnia teatrale, discutiamo con gli altri attori, dirigiamo lo spettacolo. Cambiamolo. Coniughiamo la sobrietà e l’abbandono del mito della crescita con la piena partecipazione produttiva e i pieni diritti sociali. E’ un’impresa difficile, lo sappiamo. Eppure l’esperienza di Bilanci di Giustizia ci dice che con la sobrietà, lo stile di vita sostenibile e il consumo critico è possibile ridurre del 15% la spesa delle famiglie. Cambiare conviene.
Noi tutti abbiamo in realtà paura della decrescita, che ci provoca almeno due angosce: chi garantirà i posti di lavoro? Chi garantirà la protezione sociale? La questione occupazione e la ricerca di una fiscalità che paghi i servizi sociali sono le catene che ci tengono ancorati alla crescita. Siamo totalmente impreparati alla decrescita, come dei pesci ai quali all’improvviso è detto che non possono più respirare nell’acqua e che d’ora in poi dovranno nuotare e respirare nell’aria. Accettiamo la consapevolezza della nostra impreparazione e cominciamo insieme a progettare il futuro. Tutti insieme, da qui e da ora, a studiare le soluzioni, che dovranno essere "efficaci e desiderabili", sapendo che non le vedremo noi ma saranno patrimonio delle future generazioni. Ci appartiene il cammino, non l'orizzonte.

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