lunedì 23 luglio 2012

Lettera da Barbiana alle maestre di Pontremoli

E' la lettera che Michele Gesualdi (responsabile della Fondazione Don Lorenzo Milani) ha inviato all'Istituto Tifoni di Pontremoli per le maestre. Credo anch'io che valga la pena di essere letta.


Firenze, 12 luglio 2012
Care maestre di Pontremoli,
            come ben sapete insegnante significa lasciare il segno: un segno positivo. Alle elementari un segno che il ragazzo utilizzerà per tutta la vita.  Tocca infatti a voi lo straordinario compito di squarciare il velo del buio e aprire gli occhi e la mente  a saper leggere e scrivere.
Con la decisione che  avete assunto di respingere quei cinque bambini in prima elementare avete invece lasciato un segno negativo: il marchio dei vinti, dei diversi, di coloro destinati a rimanere ai margini della società .
A sentire voi lo avete fatto “per il bene dei bambini” in realtà avete dato la prima spinta verso il baratro dell’esclusione.
Per voi la storia scorre invano. Quarantacinque anni fa arrivò la denuncia di Lettera a una professoressa contro la scuola selettiva e chiusa al cammino della umanità.  La scuola reagì positivamente  inserendo nella sua normativa la sollecitazione all'accoglienza, a saper riconoscere i saperi e i valori acquisiti dai ragazzi nella vita quotidiana e nell'esperienze maturate fuori dell’apprendimento dei contesti scolastici.
Tutto questo per voi non esiste. I ragazzi degli altri rappresentano numeri che si buttano via se i vostri conti non tornano. Però se fossero vostri figli avreste sicuramente un metodo diverso di valutazione  che vi avrebbero  portato a valorizzare più i bisogni e le ragioni dei ragazzi che non dei programmi.
Direte che vi siete trovate in contesti di classi difficile  complesse, con famiglie che non collaborano, con lo Stato che sta trasformando la scuola in “pollai” o aree di parcheggio e che con classi di  trenta ragazzi non è possibile insegnare. Tutte osservazioni giuste, ma non potete protestare contro lo Stato e la società ferendo ed emarginando bambini che andrebbero aiutati e incoraggiati. Così facendo  vi ponete non  come motore  ma come freno dei più deboli.
Altre sono le armi per mutare i difetti della scuola: sciopero, voto, manifestazioni, influire con la parola, coalizzarsi con altri insegnanti per realizzare il pomeriggio gratuitamente una scuola per i ragazzi che le famiglie non possono aiutare, che sia di esempio e da pungolo alla scuola tradizionale. Ribellatevi e resistete contro ogni atto che porta alla dequalificazione della scuola e della vostra professionalità, ma non ferite creature che si affacciano per la prima volta alla società attraverso la scuola e trovano anziché accoglienza abbandono e scacciata.
Create un fronte comune di opinione con quanti hanno a cuore il cambiamento della società, perché la scuola è il cuore della società; il suo malessere  è lo stesso della società ma la scuola e quindi gli insegnanti hanno il compito di camminare con un passo più avanti rispetto al resto della società.
Tocca agli insegnanti alzare lo sguardo verso orizzonti più alti prefigurarsi il futuro e formare il cittadino del domani. Occorre cioè saper coniugare la trasmissione della cultura del passato con quella del presente che aiuti il  ragazzo a capire la società in cui si trova affinché possa domani contribuire a mutarla secondo i valori fondamentali indicati dalla Costituzione la  quale riconosce l’eguaglianza fra tutti i cittadini e si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono all'esercizio dei diritti fondamentali della persona  umana, primo fra tutto il diritto all’ istruzione: Gli ostacoli si eliminano educando all'accoglienza e alla solidarietà col più debole. Ma tornando a voi, avete mai riflettuto sul fatto che i ragazzi che vengono fermati nella scuola dell’obbligo generalmente appartengono a famiglie più povere? Quelle famiglie che sono portatrici di una grande cultura che non appare mai perché estranea ai vostri programmi e perché  i poveri non scrivono libri, non fanno opinione sui media, non fanno conferenze, ma mandano avanti il mondo e sono portatori di una grande ricchezza:  la conoscenza della condizione umana che è fatta di povertà di molti, mentre la ricchezza è fuga di pochi dalla condizione mana.
Scacciare quindi dalla scuola fin dai primi anni i ragazzi delle famiglie più bisognose significa da parte della scuola attentare al futuro della condizione umana.
Avete poi riflettuto che la vostra decisione di fermare il 25 per cento dei bambini che vi erano stati affidati in prima elementare, rappresenta la prova vivente, non della vostra bravura, ma del  vostro fallimento professionale e quello della vostra scuola. Avete detto ai vostri  ragazzi e alle loro famiglie: “noi con voi non ce la facciamo, ci pensino altri”. Avete interrotto il dialogo e il  cammino con i loro compagni. Avete dimenticato che la scuola dell’obbligo è un diritto per tutti e di ciascuno. Una buona scuola non scaccia gli ultimi, ma li prende per mano e li porta a livello dei primi ed  insieme continua  il cammino scolastico.
Quindi con la decisione che avete preso  per ben due volte avete  esercitato nel peggiore dei  modi la vostra professionalità docente.

Noi oggi vi chiediamo di ripensarci e di cercare la strada per recuperare quei cinque bambini. Mancano diversi mesi alla riapertura dell’anno scolastico. In questi mesi dedicatevi a loro, fate loro scuola gratuitamente e colmate quei vuoti che non avete saputo colmare durante l’anno scolastico.
Dedicate le vostre vacanze a loro, recuperateli  e poi dormite serenamente fra quattro guanciali senza l’atroce dubbio di aver mandato in seconda elementare futuri architetti impreparati che progetteranno case che crolleranno perché è molto più probabile che la vita di quei ragazzi la troverete a impastare cemento per costruire palazzi che non abiteranno mai o a raccogliere lamponi e pomodori che arricchiranno le nostre mense.
Cordiali saluti.
Michele Gesualdi
Presidente della Fondazione don Lorenzo Milani

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