Firenze, 12 luglio 2012
Care maestre di Pontremoli,
come ben
sapete insegnante significa lasciare il segno: un segno positivo. Alle
elementari un segno che il ragazzo utilizzerà per tutta la vita. Tocca infatti a voi lo straordinario compito
di squarciare il velo del buio e aprire gli occhi e la mente a saper leggere e scrivere.
Con la decisione che
avete assunto di respingere quei cinque bambini in prima elementare
avete invece lasciato un segno negativo: il marchio dei vinti, dei diversi, di
coloro destinati a rimanere ai margini della società .
A sentire voi lo avete fatto “per il bene dei bambini” in
realtà avete dato la prima spinta verso il baratro dell’esclusione.
Per voi la storia scorre invano. Quarantacinque anni fa
arrivò la denuncia di Lettera a una professoressa contro la scuola selettiva e
chiusa al cammino della umanità. La
scuola reagì positivamente inserendo
nella sua normativa la sollecitazione all'accoglienza, a saper riconoscere i
saperi e i valori acquisiti dai ragazzi nella vita quotidiana e nell'esperienze
maturate fuori dell’apprendimento dei contesti scolastici.
Tutto questo per voi non esiste. I ragazzi degli altri
rappresentano numeri che si buttano via se i vostri conti non tornano. Però se
fossero vostri figli avreste sicuramente un metodo diverso di valutazione che vi avrebbero portato a valorizzare più i bisogni e le
ragioni dei ragazzi che non dei programmi.
Direte che vi siete trovate in contesti di classi
difficile complesse, con famiglie che
non collaborano, con lo Stato che sta trasformando la scuola in “pollai” o aree
di parcheggio e che con classi di trenta
ragazzi non è possibile insegnare. Tutte osservazioni giuste, ma non potete
protestare contro lo Stato e la società ferendo ed emarginando bambini che
andrebbero aiutati e incoraggiati. Così facendo
vi ponete non come motore ma come freno dei più deboli.
Altre sono le armi per mutare i difetti della scuola:
sciopero, voto, manifestazioni, influire con la parola, coalizzarsi con altri
insegnanti per realizzare il pomeriggio gratuitamente una scuola per i ragazzi
che le famiglie non possono aiutare, che sia di esempio e da pungolo alla
scuola tradizionale. Ribellatevi e resistete contro ogni atto che porta alla
dequalificazione della scuola e della vostra professionalità, ma non ferite
creature che si affacciano per la prima volta alla società attraverso la scuola
e trovano anziché accoglienza abbandono e scacciata.
Create un fronte comune di opinione con quanti hanno a cuore
il cambiamento della società, perché la scuola è il cuore della società; il suo
malessere è lo stesso della società ma
la scuola e quindi gli insegnanti hanno il compito di camminare con un passo
più avanti rispetto al resto della società.
Tocca agli insegnanti alzare lo sguardo verso orizzonti più
alti prefigurarsi il futuro e formare il cittadino del domani. Occorre cioè
saper coniugare la trasmissione della cultura del passato con quella del
presente che aiuti il ragazzo a capire
la società in cui si trova affinché possa domani contribuire a mutarla secondo
i valori fondamentali indicati dalla Costituzione la quale riconosce l’eguaglianza fra tutti i
cittadini e si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono
all'esercizio dei diritti fondamentali della persona umana, primo fra tutto il diritto all’
istruzione: Gli ostacoli si eliminano educando all'accoglienza e alla
solidarietà col più debole. Ma tornando a voi, avete mai riflettuto sul fatto
che i ragazzi che vengono fermati nella scuola dell’obbligo generalmente
appartengono a famiglie più povere? Quelle famiglie che sono portatrici di una
grande cultura che non appare mai perché estranea ai vostri programmi e
perché i poveri non scrivono libri, non
fanno opinione sui media, non fanno conferenze, ma mandano avanti il mondo e
sono portatori di una grande ricchezza:
la conoscenza della condizione umana che è fatta di povertà di molti,
mentre la ricchezza è fuga di pochi dalla condizione mana.
Scacciare quindi dalla scuola fin dai primi anni i ragazzi
delle famiglie più bisognose significa da parte della scuola attentare al
futuro della condizione umana.
Avete poi riflettuto che la vostra decisione di fermare il
25 per cento dei bambini che vi erano stati affidati in prima elementare,
rappresenta la prova vivente, non della vostra bravura, ma del vostro fallimento professionale e quello
della vostra scuola. Avete detto ai vostri
ragazzi e alle loro famiglie: “noi con voi non ce la facciamo, ci
pensino altri”. Avete interrotto il dialogo e il cammino con i loro compagni. Avete
dimenticato che la scuola dell’obbligo è un diritto per tutti e di ciascuno.
Una buona scuola non scaccia gli ultimi, ma li prende per mano e li porta a
livello dei primi ed insieme
continua il cammino scolastico.
Quindi con la decisione che avete preso per ben due volte avete esercitato nel peggiore dei modi la vostra professionalità docente.
Noi oggi vi chiediamo di ripensarci e di cercare la strada
per recuperare quei cinque bambini. Mancano diversi mesi alla riapertura
dell’anno scolastico. In questi mesi dedicatevi a loro, fate loro scuola
gratuitamente e colmate quei vuoti che
non avete saputo colmare durante l’anno scolastico.
Dedicate le vostre vacanze a loro, recuperateli e poi dormite serenamente fra quattro
guanciali senza l’atroce dubbio di aver mandato in seconda elementare futuri
architetti impreparati che progetteranno case che crolleranno perché è molto più probabile che la vita di quei
ragazzi la troverete a impastare cemento per costruire palazzi che non
abiteranno mai o a raccogliere lamponi e pomodori che arricchiranno le nostre
mense.
Cordiali saluti.
Michele Gesualdi
Michele Gesualdi
Presidente
della Fondazione don Lorenzo Milani
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