giovedì 20 maggio 2010

Sull'indifferenza, una lettera che ci riguarda tutti

"Capita spesso di vivere esperienze spiacevoli, ma non posso che manifestare il mio disgusto a quello che ho vissuto in un locale di Pontremoli sabato sera. Non voglio fare nomi e non propongo boicottaggi o cose simili. Non voglio prendere di mira un attività commerciale, ma semplicemente mettere alla luce un episodio (non isolato) che non posso e non voglio occultare. Accettare che “è solo una goliardata” non sarebbe intellettualmente onesto. L’idea della “goliardata” fa solo vivere meglio la propria indifferenza. Sabato sera c’era molta gente, birra, caos e musica. Non gli ingredienti migliori per ragionare, ma usare queste cose come attenuante sarebbe miope e ridicolo. Ad un certo punto della serata, parte una versione di “faccetta nera”in versione discoteca. Mi sono trovato in mezzo a persone che ballavano la canzone (ignari o meno del testo) e numerosi saluti romani.In preda all’ira, mi sono alzato, urlando e bestemmiando. Mi sono agitato, sono uscito per poi rientrare. Ho discusso a lungo con il gestore, che aveva notato la mia palese disapprovazione. Ho ricevuto le sue scuse ed una promessa che non succederà più. Questo per me è già un piccolo passo avanti. Ci voglio credere. Non porto rancore ed a livello personale la cosa finisce qui. Tornerò nel locale senza più pensare a questo episodio. Però ci sono delle valutazioni che vanno oltre questa spiacevole vicenda. Mi sono svegliato domenica mattina senza voce e con un senso di frustrazione addosso. Mi sono reso conto di aver “fatto una figuraccia” perché in mezzo a gente che ballava e saluti romani da una parte e totale indifferenza dall’altra, mi sentivo un alieno, solo ad urlare contro la luna. Ma a freddo, confermo che la mia reazione non era né fuori luogo né esagerato. Sono fiero dell’antifascismo. Ho il massimo rispetto per le persone che hanno dato la propria vita per la democrazia in questo paese. La nostra libertà oggi è grazie al sangue di quelle persone. Quelli con il braccio alzato stanno con quelli che imponevano la dittatura in questo paese, ma sono comunque orgoglioso che anche i fascisti possano godere di questa “nostra” democrazia e libertà. Ognuno ha il diritto di opinione, anche se è un idea malsana come quella fascista. Ma inneggiare alla pulizia etnica in un locale pubblico, non fa parte di questa libertà. Non accetto questo. Non accetto chi paragona “faccetta nera” a “bella ciao”. Pura follia. Ma più che altro non accetto il silenzio antifascista, come se fosse una cosa del passato che non ci appartiene più. L’antifascismo è un motivo di orgoglio, non di vergogna. L’antifascismo non è un evento storico, ma un sentiero per i passi quotidiani. Sembra che qualcuno abbia sostituito le carte in tavola. Da prte degli antifascisti, sono anni che sento dire che ci si ispira al fascismo, non sa quello che fa”. Per anni ci siamo dipinti per quello che non siamo. Per anni li abbiamo dipinti come ci andava di dipingerli. Le cose non stanno così. Sanno benissimo quello che fanno, e se per caso non fosse così, l’ignoranza non è comunque un’attenuante. Ognuno è responsabile delle proprie azioni. Non è la consapevolezza o le opinioni personali che distingue l’antifascismo dal fascismo, ma la Storia. Alcuni erano per la democrazia e la libertà. Alcuni erano per la dittatura e le leggi razziali. Alcuni combattevano contro Hitler. Alcuni combattevano con Hitler. Mi sono rotto i coglioni dei dibattiti su Marcuse nei salotti, a scapito della vita in 3D. Mi sono rotto i coglioni di parlare del contadino sfruttato del Nicaragua, senza parlare del senzatetto sottocasa. Mi sono rotto i coglioni di sentire parlare di rivoluzioni, quando non siamo nemmeno disposti ad alzare la voce. Mi sono rotto i coglioni di parlare dei popoli oppressi, a scapito del saluto romano sotto il mio naso. La mia richiesta è una sola, a tutte le persone che hanno ancora la forza per indignarsi. Se succede di nuovo una cosa simile, alzatevi, manifestate il vostro disgusto ed uscite dal locale. Non uscite dal locale in silenzio. Non "togliete il disturbo". Rendete palese il vostro abbandono e la motivazione della vostra ira. Non uscite a testa bassa. Uscite a testa alta con la consapevolezza di essere dalla parte della ragione. La mia è solo un grido a coloro ancora in grado di reagire. Se non ci riuscite, pazienza.
Ma se capita di nuovo e ne volete parlare, mi troverete altrove". Franco Beccari

Ho letto la lettera ed ho cestinato più di una bozza di risposta, sull'indifferenza, la memoria indifesa,  la verità addomesticata, le palpebre della coscienza appesantite e tenute sù con gli stecchini, l'inibizione dell'azione, la libertà svalutata. Poi ho pensato che nelle "Idee eretiche" di Roberto Mancini - idee non meno "eretiche" di quelle di Franco - avremmo potuto trovare qualche risposta. Risposte parziali e provvisorie, perchè solo nel ritrovarsi - in un pensiero "corale e polifonico" - si costruiranno le risposte più attrezzate. Grazie Franco.

"Perché è così diffusa la caduta dello spirito critico, del pensiero lucido, della lealtà verso la verità, della responsabilità storica? Perché ognuno di noi ha un cuore, con cui sente la vita e la realtà, gli altri e se stesso; ha una ragione, con cui individua e correla tra loro i fatti, i significati e i valori; ha una coscienza, con cui deve ogni volta riuscire a distinguere il bene dal male, o il bene vero dal falso bene, che è lo stesso; ha infine un’anima grazie a cui può esprimere i suoi “sì” e i suoi “no” più radicali e può rispondere alla vita con amore. Ora, quando cuore, ragione, coscienza e anima non sono nutriti da una relazione lucida con la realtà e da qualche effettiva esperienza della verità, questi centri della soggettività umana si spengono o vengono fuorviati.
Tutte le forme del male, se viene subíto senza assumere distanza critica, “privano l’uomo di un certo nutrimento alla vita dell’anima” (S. Weil). Dunque le facoltà essenziali per abitare umanamente il mondo devono essere nutrite, mentre nell’attuale condizione storica esse sono silenziosamente lasciate nell’inedia e intossicate dai prodotti dell’industria culturale mediatica. Tale fenomeno congiunto di denutrizione e di malnutrizione delle nostre facoltà emotive, cognitive, spirituali ed etiche investe, con una portata evidentemente moltiplicata, la cultura della società globalizzata, che perciò si abbassa alla stregua di una mentalità acritica di massa. In una situazione del genere, insieme alla facoltà dell’analisi e dell’individuazione delle alternative, è la facoltà di agire che viene colpita dalla paralisi. ...
...Le condizioni della visione vera delle cose sono nutrimento e cambiamento. Intendo un cambiamento nel cuore, nello spirito con cui si sta al mondo, in modo che il desiderio, la fiducia, l’intelligenza della speranza, la generosità e la misericordia siano le forze interiori che spingono all’analisi, all’incontro con gli altri, all’azione corale. Questa volta non posso seguire l’opinione di Simone Weil, secondo la quale è impossibile pensare insieme, poiché a suo dire questa è una facoltà irriducibilmente individuale. Credo invece che una possibilità di pensiero corale ci sia. Anzi, credo che sempre, quando si dà nella storia un evento di risveglio per cui si aprono strade inedite di attuazione del bene concreto dell’umanità e della natura, giunga a schiudersi una visione che viene partecipata da molti. Una visione grazie alla quale sorgono un sentimento diffuso e un pensiero polifonico. Allora la società respira, riceve una luce, osa sognare senza che il sogno degeneri nell’incubo della violenza o sia tradito dalla dimenticanza. Quando emerge una vera speranza collettiva, un’intera società torna a vedere se stessa e il proprio orizzonte di senso. E, con esso, impara a trovare le vie giuste per seguirne l’attrazione."(R.Mancini)

1 commento:

  1. "Ognuno ha il diritto di opinione, anche se è un idea malsana come quella fascista".
    No! Non è così! L'apologia di Fascimo è, giustamente, un reato.
    Giorgio

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