martedì 6 aprile 2010

Per il Nobel per la Pace alle donne africane

Il 27 dicembre 2002 sul Corriere della sera, Dacia Maraini scriveva “L’Africa delle donne, unica speranza contro la paura”(*) riportando la voce delle rappresentanti di organizzazioni femminili che aveva incontrato nel suo viaggio in Kenya. "Spazientite dalla loro impotenza", le erano apparse già allora. Eppure le donne hanno una funzione fondamentale nella vita africana: sorreggono le strutture economiche di una società “spappolata”. Sono proprio le donne che permettono la sopravvivenza dei villaggi, anche quando sono costrette ad assistere alla morte violenta dei mariti, dei figli, e vengono stuprate di fronte ai parenti. Eppure non chiedono vendetta. Chiedono la pace contro qualsiasi logica di ritorsione. La guerra è faccenda di uomini e alle donne non viene chiesto nessun parere, mai. Nell'articolo si invitava “chi davvero crede nella pacificazione di quei paesi africani impelagati in guerre decennali, ad andare a cercare le rappresentanti di quelle associazioni femminili che dal basso premono per una politica di riconciliazione e non riescono a farsi ascoltare per via di una atavica gerarchia del potere patriarcale. Dare dall’esterno un valore a coloro che davvero hanno interesse nell’armistizio e renderli ambasciatori autorevoli di una pace che non può passare per gli interessi eternamente rinnovati dei Signori della guerra”. La proposta è stata un piccolo grido nel deserto ma otto anni dopo qualcuno, forse inconsciamente, l’ha raccolto.
E’ in corso una campagna per riconoscere e valorizzare il ruolo delle donne in Africa e dare loro il Premio Nobel per la Pace 2011. Un Nobel collettivo.Questa la proposta promossa dal CIPSI, coordinamento di 48 associazioni di solidarietà internazionale, e da ChiAma l’Africa, nata in Senegal, a Dakar, durante il seminario internazionale per un Nuovo patto di solidarietà tra Europa e Africa svoltosi dal 28 al 30 dicembre 2008. Non c’è nulla di velleitario in questa proposta. E’ solo una saggia intuizione. Peraltro basterebbe leggere con attenzione le notizie quotidiane.
Al 20° Festival del cinema africano,due settimane fa a Milano, il premio per il miglior film è andato a "Dowaha", di Raja Amarid,  una storia di tre donne - una presa di coscienza di sé al femminile - raccontata da una regista algerina. Sull’ultimo numero di Volontari per lo Sviluppo c’è una interessante intervista a Ory Okolloh una blogger e giornalista rwandese, autrice della piattaforma open source http://www.ushahidi.com/, che usa il web come strumento di emancipazione, facendo scuola ed offrendo alle donne possibilità di esprimersi. Ed ancora, sapete qual'è l’unico parlamento al mondo a maggioranza femminile? Quello del Rwanda, laddove sono rosa 45 seggi su 80. Infine abbiamo chiesto a Francesca Reggiani, da anni in Tanzania alla guida di una casa-famiglia, cosa ne pensasse del Nobel alle donne africane. Lei stessa ci ha confermato il ruolo crescente che le donne hanno acquisito nella vita quotidiana dell’Africa, così come descritto nelle motivazioni che accompagnano la presentazione della campagna. Aiutiamo allora le donne d’Africa a costruire la via della pace. La Bottega Arcobaleno aderisce alla campagna e invita tutti a fare altrettanto.

http://www.noppaw.net/
(*) da I giorni di Antigone di D.Maraini-Rizzoli

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